Un gesto consumato da alcuni mascalzoni rimasti ancora ignoti, poiché le indagini, se così si possono chiamare, espletate dai carabinieri in rapporto alla denuncia fatta da Pino Maniaci, non hanno apportato ad alcun risultato. Sulla vicenda, quando sono state rese note le intercettazioni dell’operazione Kelevra, i magistrati hanno strumentalizzato alcune frasi di rabbia dette da Pino Maniaci quando venne scoperto il fatto, cercando di far credere a tutta l’Italia che si trattava del gesto di ritorsione di un marito geloso e facendo credere che Maniaci avesse usato l’episodio spacciandolo per un attentato mafioso, quando invece non lo era.
Abbiamo più volte detto che, non essendo stato individuato alcun elemento che potesse incriminare il presunto esecutore del gesto, indicato da Maniaci, inevitabilmente l’ipotesi della minaccia mafiosa rimane quella più attendibile, ma nessuna indagine è stata svolta in quel senso, poiché era stata individuata una risposta oltre la quale non c’era voglia di andare e che serviva per distruggere l’immagine di una persona che ad ogni costo si è voluta far passare per un criminale. Quella di questi barbari attentati è una pratica molto diffusa in una società come quella siciliana, dove teste di capretti, di vitello e di altri animali servono per incutere paura e sono la chiara espressione di ferocia da una parte, di vigliaccheria dall’altra.
A Billy e Cherie sono seguiti altri cani che scorrazzano giornalmente nella sede di Telejato, tra i quali proprio il figlio di Cherie, ma nessuno di noi ha dimenticato i due affettuosi animali.
Ciao, Billy. Ciao, Cherie.
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