Amministratori giudiziari: sembra finito il tempo della pacchia
Nuove disposizioni, nuove nomine, successi ed insuccessi, ma ancora c’è tanto da aggiustare
I nodi vanno cominciando a venire al pettine e, man mano che passa il tempo ci si accorge di come quello dei beni sequestrati alla mafia sia stato uno dei più perversi e giganteschi terreni di sostentamento, per non dire di arricchimento, di buona parte di coloro che sono stati chiamati ad amministrarli.
Le cave Buttitta
È di oggi la notizia che la Fillea Cgil giudica “positivo” in un incontro nella sede di Confindustria l’operato dei due nuovi amministratori, il dottor Antonio Lo Mauro e l’ingegnere Virgilio Bellomo. Si parla di investimenti, per la manutenzione e l’ammodernamento delle reti elettriche, di un milione di euro nelle quattro cave interessate al sequestro Buttitta
Attualmente l’azienda e le quattro cave sequestrate, di cui una riattivata dopo 20 anni, funzionano a regime e garantiscono l’occupazione di 61 dipendenti, 13 dei quali assunti definitivamente a dicembre dopo un contratto a tempo. Le quattro cave sono la “Giardinello” di Trabia, la “Consona” di Bagheria, la “Valle Rena” tra Altofonte e Piana e la “Casachella” di Bolognetta, rimessa in funzione con un contratto con la “Bolognetta scpa” che sta costruendo il tratto di strada Bolognetta-Lercara Friddi. I lavori di manutenzione di mezzi meccanici e di impianti sono stati affidati alla ditta “ O.RI.MA snc” di Bagheria Nella prima delle cave, la “Giardinello”, da poco è stata acquisita una commessa per l’invio di navi cariche di materiali a un’azienda di Malta. Per due anni la cava assicurerà lavoro ai suoi 15 dipendenti. Anche la cava “Consona” ha lavoro garantito per due anni in virtù di un contratto con la Tecnis per la fornitura di materiale inerte. Altri due anni garantiti anche alla cava “Valle Rena”.
“Se amministrate bene e gestite in un’ottica produttiva anche le aziende sotto sequestrate possono garantire sviluppo. Dopo diversi insuccessi nella gestione dei beni confiscati, quanto sta avvenendo è ancora più eccezionale in quanto ci troviamo in un momento di contrazione del settore edile – dice il segretario della Fillea CGIL Francesco Piastra – Con gli amministratori abbiamo condiviso e concordato di attivare la contrattazione di secondo livello, per definire un premio di risultato, in riferimento al raggiungimento degli obiettivi di produttività delle varie cave. Nei prossimi giorni faremo le assemblee con i lavoratori delle aziende per condividere una piattaforma che come sindacato consegneremo alle aziende”. Oltre al premio aggiuntivo, la Fillea, tra gli altri punti, proporrà anche di inserire la regolamentazione delle relazioni sindacali e la negoziazione del contratto integrativo aziendale.
La Meditour e Benanti
Sembra di essere in un altro pianeta, se facciamo un confronto con quanto è successo e continua a succedere nella cava della Meditour, ovvero nella cava Impastato di Montelepre, da otto anni affidata all’amministratore giudiziario Salvatore Benanti e da tempo in crisi per la cattiva gestione che ne viene fatta.
Abbiamo calcolato, come già scritto in altro servizio, che il compenso di Benanti per l’amministrazione delle sette aziende a lui affidate si aggira sui 20-25 mila euro al mese: moltiplicando questa cifra per gli otto anni di affidamento possiamo calcolare una cifra vicina ai due milioni di euro, in pratica un ricco stipendio che ormai sembra essere un vitalizio. La sola Icocem, di cui ormai non esiste quasi più nulla, gli frutta 8 mila euro ogni tre mesi. Per 5 mila euro l’anno vengono invece affittate le villette di San Vito il cui valore di locazione, specialmente nel periodo estivo, può anche arrivare a mille euro la settimana. Nella gestione della cava, specie nel trasporto del materiale edile si è preferito lasciar marcire i mezzi in dotazione e affidarsi ai cosiddetti “padroncini”, cioè a proprietari di altri mezzi, che lavorano con altre cave, poichè si ritiene che il noleggio dei mezzi ha costi inferiore all’uso dei mezzi di proprietà della cava. Il poco personale rimasto si lamenta delle videocamere di sorveglianza, disseminate dappertutto, della poca disponibilità di spazi, pieni di mezzi inutilizzati e abbandonati, della facilità con cui vengono erogate sanzioni e multe a lavoratori il cui torto è quello di chiedere di far valere i propri diritti, dell’obsolescenza dei mezzi di lavoro e della mancanza di sicurezza. Per amministrare tutto ciò Benanti si serve di coadiutori, il cui stipendio mensile si aggira sui 3 mila euro. Tra questi ha un ruolo importante, come direttore della cava, Grimaldi, figlio di Fulvio, Cancelliere dell’ufficio misure di Prevenzione, cui è stato ucciso il figlio, anche lui direttore di una cava, la Buttitta, già amministrata da Cappellano Seminara. E siamo arrivati alla testa del serpente, ovvero a tutto quello che, nel bene e nel male è stato fatto da quello che abbiamo definito “il re degli amministratori” negli anni in cui ha spadroneggiato in un centinaio di aziende a lui affidate, grazie allo stretto rapporto privilegiato che intratteneva con la ex “regina” dell’ufficio misure di prevenzione Silvana Saguto.
Il nuovo corso
Ancora oggi, in un articolo di Salvo Palazzolo su La Repubblica leggiamo che con la nuova gestione affidata al giudice Montalbano, “in un anno sono stati risparmiati ben cinque milioni di euro”. Un nuovo regolamento è stato fatto per gli amministratori giudiziari, con particolare riguardo ai compensi, come annunciato dal Presidente del tribunale Salvatore Di Vitale, all’apertura dell’anno giudiziario a Palermo, con l’esclusione di parentele e rapporti di collaborazione personali, con un tetto di 10 incarichi ad ogni amministratore, con compensi non superiori a 20 mila euro negli ultimi 12 mesi, (sono tanti!!!) e con rigide norme sull’obbligo di presentare relazioni, rendiconti e bilanci sull’attività svolta. Ogni amministratore dovrà presentare un’istanza di liquidazione del proprio compenso finale e di quello dei suoi coadiutori, con l’attestazione documentata di tutti i compensi ricevuti a qualsiasi titolo. Non verranno liquidati acconti all’amministratore giudiziario che riceva già compensi per l’amministrazione di altre società sequestrate. Montalbano ha tenuto a precisare che tutto è stato e sarà frutto di un’amministrazione organica affidata, sotto la sua presidenza, ai giudici Luigi Petrucci, Simona Di Madia, Giovanni Francolini, Vincenzo Liotta ed Ettorina Contino, sulla base di due parole d’ordine: collegialità e trasparenza.
Sembra finito quindi il tempo della pacchia. Non abbiamo comunque letto, tra le nuove norme, il limite di tempo dell’affidamento degli incarichi e l’eventuale indicazione di una rotazione, onde l’azienda non diventi una sorta di “proprietà privata” dell’amministratore giudiziario, come nel caso che abbiamo sopra indicato.
Per tornare all’argomento da cui siamo partiti, vogliamo lanciare una proposta o dare un suggerimento all’Ufficio Misure di Prevenzione e al Prefetto Postiglione, che ha il quadro completo, ovvero quello di creare un coordinamento tra la gestione delle numerose cave poste sotto sequestro, onde uniformare i sistemi di gestione, i prezzi e i costi, ma soprattutto la regolamentazione del personale addetto al lavoro, in stretta collaborazione con i sindacati.