Categories: Cronaca

Altro rinvio del processo a carico di Pino Maniaci

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Processo Maniaci: udienza rinviata al 21 giugno
De Chirico

Ennesima udienza del Processo contro Pino Maniaci, ed ennesimo rinvio, questa volta al 21 giugno. Il rinvio è causato dall’assenza del teste chiamato a deporre dall’accusa, l’ex capitano De Chirico, già responsabile della Caserma dei Carabinieri di Partinico e “regista”, se ci si passa il termine, di tutta l’operazione studiata per impallinare Pino Maniaci e denominata “Operazione Kelevra“, cioè “cane rabbioso”, con preciso riferimento all’attività di denuncia del direttore di Telejato. E mentre il processo ai responsabili coinvolti in quell’operazione volge al termine e si aspetta la sentenza a fine giugno, quello nei confronti di Maniaci è ancora in alto mare, legato ai rinvii chiesti dall’ex Capitano De Chirico, il quale non si è presentato per la terza volta, adducendo “motivi di servizio” per giustificare la sua assenza. Sappiamo che intanto è diventato padre e gli porgiamo i nostri auguri.

La domanda naturale che viene spontaneamente è questa: Se tu sai che devi essere presente a un processo come teste, perché non ti fai esonerare, per quel giorno dal servizio? A meno di non considerare che la presenza nel suo posto di lavoro è così indispensabile che non è possibile chiederne la sostituzione, ovvero che il capitano, oggi maggiore, sia insostituibile. E se è così, bisognerebbe rinunciare alla sua deposizione, o magari chiedere che sia fatta in videoconferenza. Di fatto, considerato che la difesa di Maniaci ha chiesto lo stralcio del processo, facendo fallire il progetto originariamente ideato, si presume, dallo stesso maggiore, con la collaborazione dei magistrati che si occupavano dell’indagine, di mettere il direttore di Telejato assieme ai mafiosi borgettani e di fare di tutta l’erba un fascio, pare che molte delle accuse si siano sgonfiate e che poco sia rimasto in mano al pm per chiedere una condanna esemplare. Secondo la difesa di Maniaci i rinvii chiesti da De Chirico e la conseguente richiesta, avanzata dal pm e rifiutata dagli avvocati della difesa di ascoltare prima i testi della difesa, in attesa che il maggiore si decida ad essere presente, potrebbero nascondere l’ipotesi di ascoltare prima Maniaci, per poi potere controbattere le sue dichiarazioni.

Insomma, ci troviamo davanti a una partita di ping pong nel corso della quale, secondo un vezzo tipico di molti magistrati che sostengono l’accusa, non ci si preoccupa di verificare l’innocenza dell’imputato, ma di cercare tutti gli elementi possibili che ne documentino la scontata colpevolezza.

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Redazione

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