Alcune riflessioni dopo l’aggressione verbale di Giovanni Impastato a Telejato
In seguito a quanto ci ha detto Giovanni Impastato, lunedì 9 maggio, a margine della marcia in commemorazione di Peppino impastato, approfittiamo per fare alcune considerazioni.
Si può definire un pezzo di merda, un giornalista, volontario, venuto appositamente dalla puglia per vivere la commemorazione per Peppino e quanto da lui fatto e tutt’oggi rappresentato?
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Si possono definire pezzi di merda, un ragazzo e un operatore, le cui uniche colpe, sono quella di portare un microfono di Telejato e richiedere la condivisione di un parere, un’impressione, un’istantanea su quanto detto sopra?
O sono forse pezzi di merda, coloro che sono antimafia per diritto di nascita, come nel medioevo, ma che di antimafia presentano solo la fotografia con la maglietta dedicata, o la presenza in prima fila durante le giornate di commemorazione?
Sono o non sono pezzi di merda, coloro che per 364 giorni all’anno, tengono una cappella mortuaria del proprio defunto, sporca, lasciata all’incuria e con nidi di piccione come riferito dallo stesso parente interessato?
Stiamo parlando del signor Impastato, Giovanni. Icona intoccabile dell’antimafia ufficiale, quella che piace alla tv e ai giornali. Quella fatta dai fratelli di, che mai si son sporcati le mani, se non per stampare una nuova maglietta. O farsi fotografare, quel giorno all’anno in cui lo fanno, mentre puliscono la cappella di madre e fratello (vedi video in alto).
Una madre, Felicia, che aveva aperto casa sua a tutti e che ora si starà rivoltando nella tomba, ogni volta che viene rilasciato un contributo di ingresso a casa memoria, da 2,50€ cad. Soprattutto richiesti ai ragazzi delle scuole, che da tutta italia arrivano per capire, commemorare e imparare.
Noi siamo abituati a definire “pezzi di merda” in sigla PDM i mafiosi, i malandrini e mascalzoni. Ma dopo aver subito questo tipo di aggressione verbale, sotto gli occhi di un attonito e sbalordito Vauro, riteniamo che il termine possa essere esteso anche nei confronti di chi usa l’antimafia per progetti finanziati, con centinaia di migliaia di euro, rimasti fini a se stessi e che non hanno nessuna ricaduta reale sul territorio e sulle coscienze.
Telejato è, invece, ancora attiva nella formazione gratuita di aspiranti giornalisti e operatori video. È sempre stata aperta alle visite delle scolaresche, senza chiedere mai alcun contributo. E Pino Maniaci, ha girato la sicilia e l’italia sempre a proprie spese.
Alla fine di tutto ciò una domanda: l’antimafia non deve servire a monetizzare, ma deve essere l’impegno costante di ogni uomo onesto che abbia voglia di cambiare le regole di questa società, con le idee e il coraggio di Peppino Impastato.
Non crediamo che ci sia un’antimafia giusta o sbagliata, riteniamo che la parola antimafia debba unire coloro che si impegnano ad abbracciarla.
E solo adesso denunciate questi affari economici del fratello e della mamma di Impastato? Che fate, la resa dei conti fra chi è più antimafioso? Perchè non lo avete detto in passato che si chiedono oboli in stil cattolico per fare lucro? Se non vi davano dei pezzi di XXXXX non avreste mai rivelato queste cose. Tutto ciò non fa che evidenziare una cosa, ossia che in Sicilia la Mafia ce l’avete intrinseca a un livello tale che non ci sono proprio speranze, perchè in fondo i siciliani ci mangiano in tanti dalla mafia e non lo si può negare.
Dopo aver dichiarato che l’attentato in pizzeria Impastato era
fasullo (dicembre 2011), dopo la vile aggressione di Pino Maniaci alla
tomba di Peppino (ottobre 2012) mentre Giovanni Impastato aveva una
broncopolmonite acuta, Telejato e la sua redazione tirano fango alla
manifestazione del 9 maggio intervenendo con la richiesta di
un’intervista a Giovanni che li accoglie certamente e giustamente a
pesci in faccia. In 40 anni di sacrifici Giovanni Impastato ha dovuto
lottare contro tutti e tutto insieme a
mamma Felicia, i compagni di Peppino ed al Centro Siciliano di
Documentazione di Umberto Santino e Anna Puglisi per cercare la verità
sull’omicidio di Peppino. Dov’era Telejato in tutto questi anni? Devono
ripulirsi la coscienza dopo i gravi fatti che riguardano il loro
direttore? L’attività di Casa Memoria è attiva 365 giorni all’anno,non
solo il 9 maggio miei cari pseudo “giornalisti” di Telejato.
La redazione di Telejato infanga l’opera di Casa Memoria che vive di
autofinanziamento e con l’aiuto di volontari da tutta Italia. Un luogo
storico e di fondamentale crescita per tanti ragazzi che vogliono
conoscere la storia di Peppino e Felicia che hanno scelto di stare
contro Cosa Nostra. Si devono VERGOGNARE DI OFFENDERE l’attività di
CASAMEMORIA ! Il contributo è assolutamente libero, né vincolante e con
quello, così come la vendita dei libri e delle magliette, servono per
autofinanziare le attività, per poter organizzare le manifestazioni e
per garantire che Casa Memoria, ormai simbolo visitato da migliaia di
studenti non chiuda. Peppino e Felicia oggi vivono grazie a Casa Memoria
e saremo ancora in tanti a sostenere il loro operato.
Ivan Vadori
Giornalista e Regista de “La Voce di Impastato”
Udine, 15 maggio 2016
http://www.estate-romana.it
Queste riflessioni era meglio evitarvele. .. state scadendo in zuffa da strada. Meglio sarebbe scusarvi per questa caduta di stile e tenerci informati sugli sviluppi che spero vedano Pino completamente riabilitato
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