Nella sua quotidiana pagina Facebook, che è diversa dalla nostra, Salvini ha detto, riferendosi al fatto dei due balordi che hanno tirato un uovo in faccia alla campionessa nera Daisy Osakue, (da non interpretare in siciliano, cioè “o sa cui”, vai a pensare chi) che chi lancia le uova è un cretino. C’è qualcosa che non funziona: d’accordo sulla frase “Chi lancia le uova è un cretino”, quantomeno perché potrebbe andarsi a fare una frittata, d’accordo sul fatto che Salvini che tira le uova a D’Alema, ahimè, senza nemmeno colpirlo, è consequenzialmente un cretino, ma lascia forte perplessità l’affermazione “Meglio il figlio di Foa che un figlio che tira le uova”. Sappiamo che Foa è il candidato deciso e senza alternative di Salvini alla presidenza della RAI, sappiamo che Salvini ha assunto il figlio di Foa nella sua segreteria, perché lo ritiene un ragazzo eccezionale, ma ci sembra che l’affermazione sia offensiva nei confronti del figlio dello stesso Salvini, a meno di non pensare che l’ammirazione di Salvini per il figlio di Foa sia tale da ritenere che costui sia superiore ai suoi stessi figli. Poveri figli!
Da ieri la Tour Eiffel è chiusa per uno sciopero dei suoi 350 dipendenti, i quali contestano gli orari delle visite e le modalità di rilascio dei biglietti, che spesso causano circa tre ore di attesa prima che i turisti possano essere ammessi a salire i 1710 gradini per arrivare ai 354 metri della famosa torre di Ferro. Naturalmente ci sono anche gli ascensori e, quelli che hanno prenotato possono fermarsi a consumare il pranzo, per la modica cifra di 48 euro a testa al ristorante del 54° piano. Disperazione e lacrime tra i turisti, che non saranno rimborsati. Certo, considerando che il monumento più visitato al mondo ha un afflusso di 6,2 milioni di persone, gli incassi ci sono, e buoni, ma, che volete, questa volta, anche pagando in anticipo e online i turisti sono rimasti a bocca asciutta, perché ci hanno rimesso anche il pranzo con vista dall’alto.
Veniamo a Partinico: gira la manovella e la musica è sempre quella: caldo ri muoriri, acqua della diga che è quasi finita, munnizza a rumpiri, a proposito, niente differenziata perché non si è trovato chi riceva l’organico, e quindi tutto all’ammasso, e poi, stamane, annunciata da ieri sera, una sorpresa: la parte di Corso dei Mille che dalla Chiesa madre arriva a quella del Carmine, sinora riservata al posteggio, è stata recintata e colorata con triangoli gialli, rossi, blu e bianchi. Come al solito bisogna cercare di entrare nella testa di chi ha deciso di “infestare” Partinico e cercare di capire che cosa voglia dire: la risposta che ci pare di avere capito è che bisogna riempire Partinico di Colori, dare un senso di vivacità ecc. Tipo Mike Bongiorno e il suo “Allegria”. Ci sarebbe da discutere sul termine colorare che, in siciliano è “culu-rari”, e può significare anche dare il culo. Del tipo: “Ci rissi u sceccu a u mulu – semu nati pi rari u culu”. Cioè per “culu-rari”. Sulla scelta dei quattro colori si potrebbe poi discutere: perché non tutti e sette i colori dell’arcobaleno? Perché escludere il verde e mettere in sospetto Salvini? E comunque sembra che il colore privilegiato quest’anno sarà il blu: ci sarà un Blues & wine, dove il ritmo del blues sarà associato a un vino che speriamo non sia blu anche quello, dove però si richiamerà l’acqua, che da bianca diventerà blu, non è chiaro se si tratta di quella della diga che non c’è o quella del mare che a breve, con l’avvio dei lavori della distilleria Bertolino, potrebbe diventare marrone.
Insomma, quest’anno non ci sarà una notte bianca, niente richiamo al passato, ma una notte blu, e quindi, o tutti a letto o tutti a guardare le stelle in un cielo più che blu, nero, e tutti ortodossamente in maglietta blu, basta con le magliette rosse, perché sarebbe come agitare il panno davanti al toro: il rosso è un colore politico e bisogna metterlo da parte, anzi, tanto per non farsi dire di essere da parte, il rosso sarà solo uno dei quattro colori di una parte di corso dei Mille, ma solo perché da quel punto passarono le camicie rosse dei garibaldini, parliamoci chiaro. Anzi, sarebbe più opportuno che ci si attrezzasse anche di mutande e canottiera blu. Il sindaco ha rivendicato il suo ruolo di promotore di un’età del rinnovamento, ma a piccoli passi, passetti, e che diamine, non si può fare tutto d’un colpo: così anche la festa sarà una piccola festa, un fisticchiuneddu.
Qualche consigliere comunale ha fatto un plauso alle iniziative, ma si è augurato che l’entusiasmo messo in queste iniziative possa essere trasferito anche nella soluzione dei drammatici problemi del paese, dall’acqua irrigua che non c’è, e purtroppo bisogna dire che non piove, al ritiro dei rifiuti, a quello dell’imminente dissesto. Per non parlare dell’ospedale diventato di serie B, anche se vogliono farci credere che abbiamo fatto un grande salto in avanti. Tutti sembrano di essersi dimenticati di quello che è diventato l’ultimo dei problemi, ovvero il costante ammasso di vinacce davanti al grande spiazzo della distilleria, dove non è stato neanche messo alcun telone. Si suggerisce alla Bertolino di dotarsi, per restare in tema, di teloni blu.
Intanto il paese si è riempito di bancarelle, comincia il passio d’agosto, in attesa che qualcuno compri qualcosa e in attesa della processione dell’8 agosto, stessa data in cui, visto che nessuno ha voluto fare un passo, il comune di Partinico sarà ufficialmente in dissesto. A meno che la Madonna del Ponte non faccia un miracolo, da quella data saremo tutti col “culu a ponti”.
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