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27 gennaio: la memoria non basta

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La memoria, il ricordo, la giornata. L’arrivo dei sovietici e la loro incredulità. Tutto giusto. Io non ho ricordi, non posso avere memoria di ciò che non ho vissuto. Mi è bastato leggere: “Se questo è un uomo”, avvertire l’urgenza di chi l’ha scritto, di far sapere ad altri uomini l’immane tragedia di cui era stato testimone e vittima, un peso così insostenibile che lo ha portato al suicidio. Mi è bastato per sentire la puzza di carne bruciata, quella dei corpi in decomposizione, i mucchi di merda e di piscio, la montagna di scarpe di ogni misura, le urla, la disperazione. E mi basta, per sprofondare nell’amarezza e nell’impotenza, sentire lo stronzo che dice che tutto ciò non è esistito, che i morti non erano sei milioni, ma 200 mila, un milione, due, che erano ebrei, razza inferiore, froci, comunisti, e che deve tornare la nuova età del duce, del Fuhrer, del Caudillo e di qualsiasi altro stronzo che alza il braccio con la mano aperta. Mi atterrisce il calcolo dei morti e la loro qualità, morti di serie A, di serie B, i morti nel mar Mediterraneo e le vittime del terrorismo, i 3000 israeliani assassinati da Hamas e i 50 mila palestinesi assassinati da Sharon, i morti ucraini e quelli russi, i morti dimenticati, le donne giustiziate perché non hanno messo il velo. Il puzzo di morte e lo scempio della distruzione arrivano dappertutto, ma nessuno li sente. Mi avvilisce la deformazione, l’imbecillità di chi accusa chi vuole la pace, papa compreso, di essere amico di chi fa la guerra. La tristezza è infinita quando leggi all’ingresso di Auschwitz, Dachau, Sachsenhausen, Terezin e in altri luoghi di pena: “Arbeit macht frei”, “Il lavoro rende liberi”: ma chi intendi sfottere, miserabile nazista? quelli che hai condannato a lavorare per te in attesa della morte? Ecco, è questa la mia memoria. Non condanno la cattiveria dell’uomo, ma quella di alcuni uomini ai quali altri, incapaci, deboli, distratti, hanno dato carta bianca per essere guidati. Le pecore non sono pastori e non tutti i pastori sono criminali, ma esistono i vampiri della democrazia che andrebbero giudicati per i loro delitti. E poi, la memoria non basta, se basta un giorno per distruggerla e buttare tutto in aria. Basta se gli uomini onesti hanno il coraggio di acciuffare i mascalzoni, i mercanti di armi, i mafiosi, i politici complici, i fascisti, i razzisti ed altri campioni di questo lungo elenco, e assicurarli alle patrie galere, per vivere tutti meglio.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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