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25 settembre, pagina di diario

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Il diario del giorno

Oggi non c’è niente in pentola, quindi rimestiamo i resti dei giorni passati. Minestra riscaldata. Sul piano nazionale la manovra finanziaria si rivela più faticosa del previsto e il ministro Tria, che assomiglia moltissimo al rag. Filini, collega di Fantozzi, sta impazzendo perché non sa dove trovare i soldi per il reddito di cittadinanza, che Di Maio vuole dare solo agli italiani, come se gli altri fossero figli di….buona madre. Pare invece che, con molti ritocchi, vada in porto la quota cento, cioè la somma degli anni d’età anagrafica e di quelli di lavoro per andare in pensione. Per il lavoro è stato fissato uno sbarramento minimo di 36 anni di contributi. ieDi Maio continua a sostenere che bisogna sfiorare e non sforare il tetto del 2%, ma se la prende con la Francia, che è arrivata al 2,6 e nessuno gli dice niente. Per quanto riguarda la pace fiscale il suo commento è stato lapidario: niente condono, ma manette per gli evasori. Tanto per fare un colpo alla botte e uno al timpagno, Salvini ha mandato in porto il decreto sicurezza con norme più severe per migranti clandestini, anche per quelli che rivendicano motivi umanitari. Insomma, per adesso sono ancora seduti tutti al tavolino, sapremo meglio come andranno le cose quando questi decreti approderanno prima in parlamento e poi sul tavolo di Mattarella.

Oggi è il 39esimo anniversario dell’omicidio di Cesare Terranova (cui dedichiamo la nostra copertina) e della sua guardia del corpo Lenin Mancuso. Si tratta, dopo quello di Pietro Scaglione, del primo omicidio di un magistrato di primo piano, cui ne faranno seguito molti altri. Terranova, magistrato che aveva condotto le indagini culminate poi con un’assoluzione generale al Processo di Catanzaro, fu uno dei più impegnati giudici e politici, soprattutto nel dare la caccia ai mafiosi di Corleone e al loro capo Luciano Liggio. Fu deputato per parecchie legislature, diede un contributo notevolissimo nelle varie commissioni di cui fece parte e, a un certo momento decise di tornare a fare il giudice, con l’opportunità di diventare Consigliere Capo dell’Ufficio istruzione. Non potè realizzare il suo proposito e da allora bisognerà aspettare l’insediamento di Rocco Chinnici, anche lui ben presto massacrato quattro anni dopo. La scia di sangue che i rappresentanti della giustizia hanno versato è lunga e terribile e ci si rende conto perché in Sicilia la giustizia funziona così male: nessuno, tantomeno i mafiosi, vuole che funzioni correttamente, altrimenti salterebbe tutto il sistema.

Torniamo a casa… Siamo sempre in attesa del decollo dell’aereo per Roma del sindaco di Partinico. Quindi attenzione, non è lui che vola, perché non ha le ali, altrimenti sarebbe un novello Icaro, ma il suo aereo. Il viaggio sembra avvolto nel mistero, perché De Luca non ha un preciso referente romano, dal momento che nei posti di potere ci sono solo leghisti e penta stellati. Dove andrà, che farà, che dirà non si sa, paraponziponzipa. Gli abbiamo dedicato la canzone dei Matia Bazar “Vacanze Romane”, con l’augurio che possa tornare con la valigia piena di promesse e buone intenzioni, per il bane del paese, ma senza farci molte illusioni, perché la legge sul dissesto è chiara e non si scappa.

E tuttavia nessuno creda, e crediamo che non lo creda nessuno, che non c’è nulla da fare e non c’è nulla da sgraffignare. Il comune non si può fermare, quindi qualcosa su cui mettere le mani, tra i tanti servizi che bisognerà continuare a garantire, ci sarà sempre. Abbiamo accennato giorni fa al problema dell’illuminazione pubblica e alla ditta che lo dovrebbe gestire, ma sappiamo per certo che dopo di questa ce né una ditta con ramificazioni locali che vorrebbe metterci le mani. Ma c’è anche la gestione dei servizi cimiteriali, per ora vinta dalla solita ditta esterna di Caserta, cui segue la seconda che chiede 140 mila euro di danni da parte del comune e una terza che… Alla fine basterà convincere chi ha le carte in regola e dovrebbe avere la gestione, che non c’è niente per cui convenga continuare a restare in quel posto, darle una spinta e farla affogare magari cercando di mandarla verso il paradiso. E vi possiamo garantire che se si verificherà questo il cimitero diventerà bellissimo.

Non meno ingarbugliata la questione che riguarda il piano regolatore, da tempo scaduto e che bisognerebbe affidare, forse con gara a una squadra di esperti tecnici per pianificare il futuro di Partinico nei prossimi dieci anni. In realtà, visto che abbiamo un sindaco architetto, mettendolo al lavoro si potrebbe risparmiare qualcosa, ma è un discorso da caffè, perché il sindaco deve fare il sindaco. E all’interno di ciò c’è il progetto, ormai esecutivo per la riqualificazione del centro storico. Vedremo se anche lì non si scateneranno appetiti per buttare fuori i tecnici che al momento aspettano solo il via, dal momento che l’assessore Lodato ha bloccato tutto per “vederci chiaro”.

Sull’affidamento del campo sportivo abbiamo già parlato e c’è chi aspetta una decisione, per decidere poi a sua volta se schierarsi con l’amministrazione o passare all’opposizione. Anche qua c’è un gran traffico, superiore addirittura al traffico di rifiuti che vediamo attorno. C’è chi ha lasciato il gruppo in cui è stato eletto per traghettare altrove, chi si dichiara indipendente, chi si è schierato con la maggioranza A, chi con la maggioranza B, chi si dichiara Lega e si schiera col sindaco, chi si dice Lega, ma non rappresenta la Lega e resta all’opposizione, chi si schiera con un’assessora che originariamente era in quota con un altro gruppo, chi aspetta di mettere le mani su uno dei settori del mondo della raccolta dei rifiuti, magari creando qualche bel sito di compostaggio, chi attende l’elenco dei beni che saranno privatizzati per farne richiesta ecc. Per dirla con Mao Tze Toung: “Sotto il cielo la confusione è grande, la situazione eccellente”. E meglio di com’è non può essere.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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