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22 novembre, pagina di diario

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I fatti del giorno, gli approfondimenti e gli avvenimenti passati

55 anni fa, il 22 novembre 1963, venne ucciso John Fitzgerald Kennedy mentre transitava su un’auto scoperta per le vie di Dallas, in Texas. Kennedy era andato a chiudere la sua campagna elettorale che lo vedeva favorito per una sua rielezione e viaggiava con la moglie Jacqueline, con il governatore John Connally (ferito gravemente) e la moglie di quest’ultimo Nellie a bordo della limousine presidenziale. Anche il suo presunto assassino, Lee Harvey Oswald, catturato dopo qualche giorno, venne ucciso poco dopo da Jack Ruby. L’assassinio di Kennedy è stato uno degli eventi più tragici della storia contemporanea.

Le circostanze della morte del 35mo presidente Usa hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro e di pellicola ma non sono mai state del tutto chiarite. Per indagare sull’accaduto venne creata un’apposita commissione d’inchiesta, la commissione Warren, le cui indagini – svolte tra il 1963 e il 1964 – affermarono che Kennedy fu colpito da un unico cecchino. E tuttavia altre commissioni e ulteriori indagini non hanno escluso l’esistenza di un progetto ad opera di più persone, secondo i sostenitori di un complotto del quale non sono state trovate prove. La sua breve presidenza, in epoca di guerra fredda, fu caratterizzata da importanti avvenimenti, la crisi di Berlino del 1961 con la costruzione del Muro, la corsa alla Luna nella la conquista dello spazio, l’invasione di Cuba e il progetto segreto per abbattere il regime di Castro con lo sbarco nella baia dei Porci, la crisi dei missili di Cuba, gli antefatti della guerra del Vietnam e l’affermarsi del movimento per i diritti civili degli afroamericani. Qualche anno dopo veniva ucciso il fratello Robert, candidato favorito per la Presidenza.

Sul fronte nazionale la Commissione europea ha bocciato l’Italia e il suo stravagante bilancio rilevando gravi inadempienze e sostenendo che l’Italia è come una sonnambula che sta andando verso il precipizio, ma lo sbruffone Salvini ha detto che adesso aspetta la lettera di Babbo Natale, senza pensare che sono i bambini a mandare le letterine a Babbo Natale, il quale ha troppo da fare per scrivere. Tuttalpiù Salvini può solo aspettare la Befana, che gli porterà un sacco di carbone. Anzi, cosa più triste, il sacco di carbone lo riceveranno tutti gli italiani, altro che reddito di cittadinanza o pensioni a quota cento. Vedremo chi alla fine la spunterà, se l’Europa, che annuncia il pagamento di pesanti sanzioni, se Salvini e Di Maio che comunque continuano ad incassare i loro lauti stipendi, o se gli Italiani, con lo spread a 320 e i titoli di stato che ieri e oggi quasi nessuno ha voluto comprare.

E non possiamo fare a meno di ricordare i quattro anni della scomparsa di Gino Scasso (in copertina, ndr), una di quelle persone, anzi dei personaggi, ai quali Partinico dovrebbe dare qualche riconoscimento per avere rappresentato in questo paese molto conformista, una costante voce d’opposizione nelle sue scelte ideologiche ed ecologiche. Gino ha condotto in prima persona le lotte per un ambiente pulito, essenzialmente nei confronti della distilleria, attraverso Lega Ambiente, della quale è stato fondatore e presidente per diversi anni ed ha avuto la capacità di costruire movimenti di protesta e di opposizione dei quali oggi, purtroppo si è perso anche il ricordo. La sua lunga esperienza di consigliere comunale ha avuto anche un salto di qualità durante l’amministrazione di Gigia Cannizzo, nella quale, sia pure per poco tempo, ha ricoperto il ruolo di Vicesindaco. Ciao Gino, ci manchi!!!

E per oggi non vogliamo sentire più niente, perché disponiamo delle tabelle di pagamento della Giunta Comunale, che vengono liquidate subito, assieme agli stipendi dei dipendenti, e di quelle dei consiglieri, che sanno quanto incasseranno per i mesi di settembre e ottobre, ma non sanno quando li incasseranno, perché per loro bisognerà aspettare l’approvazione del bilancio. Quindi, ai nostri consiglieri diciamo di tirare la cinghia e di resistere, in attesa di tempi migliori. Per un amore mille pene. Pene nel senso di sofferenze. Ma quanto ci costano? Il totale degli ultimi due mesi ammonta a 10 mila euro, somma da dividere per due. Cinquemila euro al mese, come gettoni di presenza. I più presenti risultano, grazie alle loro presenze nella terza Commissione di cui fanno parte e che si riunisce tre volte la settimana, Giuseppe Barbici e Giovanni De Simone, con 800 e rotti euro, seguiti di poco da Vito Giuliano, con 780 euro, da Giuseppina Di Capo, con 715, da Alessio Di Trapani, con 683 e poi, staccati di molto, Eleonora Rappa con 453, Erasmo Briganò con 455, Totuccio Comito con 453 e a seguire gli altri. Ultimi della Fila Giorgio Rao e Salvatore Rappa con 97 euro: poveri in canna.

Più sostanziose le cifre degli amministratori, parliamo del mese di ottobre, a partire dal sindaco De Luca, che, rispetto alla sua indennità di 3400 euro lorde, pulite 3.114, incassa solo la metà, ovvero 1557 euro, poiché una parte gli è pagata dalla Scuola Media, nella quale ha scelto di conservare 6 ore d’insegnamento. Indennità intera per il vicesindaco Motisi, che incassa 1712 euro pulite , per gli assessori Landa e Lodato, che incassano 1400 euro, unitamente alla Presidente del Consiglio Italiano, mentre indennità ridotta, sempre per compensazione con il loro stipendio di appartenenza, per gli assessori Pennino e Rizzo, ovvero 700 euro: e tuttavia questi due assessori riescono a compensare con il rimborso spese, visto che vengono da Palermo, e che per la Pennino ammonta a 542 euro, per Patrizio Lodato a 709 euro. Insomma, bisogna pagar loro la trasferta. In totale la giunta ci costa 8.875 euro, ai quali sono da aggiungere i 1240 di trasferta, e quindi circa 9 mila euro, tanto quanto i due mesi dei consiglieri comunali. Ecco perché alcuni di loro vorrebbero fare il gran salto, ma non per guadagnare di più, no, no, ma per fare risparmiare, vedi quanto sono responsabili, al paese i soldi della trasferta dei due assessori palermitani. Ma chi glielo va a dire a Miccichè e a Musumeci che li hanno voluti e imposti? Quindi calma, per or non si rimpasta, la pasta c’è già, il sugo non è molto, ma c’è il dissesto e bisogna arrangiarsi.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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