Tanto tuonò che piovve. Ieri abbiamo avuto anche a Partinico la nostra brava “bomba d’acqua”. Una volta si chiamava nubifragio, adesso è una bomba. E chè? Solo a Palermo? Anche qua si è scatenato l’inferno e in pochi minuti è caduta tanta acqua che neanche nei tre mesi precedenti. E come al solito la città è andata in tilt, con tombini intasati, caditoie dove l’acqua cade di fuori e soprattutto sacchetti di monnezza galleggianti, che forse volevano andar via e liberare il paese dal solito schifo in cui vive da molto tempo. Per fortuna le strutture di riflusso e di smaltimento delle acque hanno resistito e consentito il deflusso rapido. Vabbè. Qualcosa funziona ogni tanto. Per quello che non funziona, attenzione, la colpa, ormai è un ritornello, è sempre dell’amministrazione precedente. Il sindaco ha definito, ben a ragione “criminali” coloro che non rispettano le modalità di raccolta e di smaltimento, anche se i criminali sono diventati tali perché il servizio è sempre approssimativo e superficiale. In questo contesto si inseriscono episodi di attriti, come quello tra il consigliere Giusi Di Capo, che ha osato rimproverare un “sacchettista” che si stava allegramente liberando del suo fardello, o come quello di un operatore ecologico minacciato perché non voleva accettare il sacchetto di rifiuti pieno di materiale che non era quello del giorno indicato.
Mentre è partita la lettera del segretario generale al ministro degli interni, per segnalare che esistono ormai tutte le condizioni per la dichiarazione di dissesto, si attende che tale dichiarazione sia ratificata dal Consiglio comunale che, lo farà a data da destinarsi e quando avrà in mano le cifre del fallimento: la cosa, cioè il bilancio, avrebbe dovuto essere pronto da tempo, se ne parla da oltre due mesi, ma ancora nulla trapela. Il comune è quasi vuoto a causa delle ferie agostane, che, visto il maltempo sono andate di traverso, e vi circola solo qualche totuccio che ha assunto su di se il ruolo di sorvegliante.
Per andare avanti in un modo o in un altro, diremmo per arrancare, si è deciso di ricorrere a una condizione di PRE-ARO, in attesa di passare all’ARO. Cioè sindaci e amministratori sono andati in chiesa, si sono messi a pregare, cioè pri-ARO, sperando che la Madonna del ponte faccia qualche miracolo. Tutto ciò significa che vengono poste in essere tutte le condizioni previste dall’ARO, senza essere nell’ARO, ovvero pagamento delle spettanze, nolo, servizi vari e stipendi, senza passare dall’ATO, ma direttamente da parte della ditta che attualmente gestisce la raccolta. Non sappiamo come finirà, anche perché il passaggio all’ARO, andrà deliberato sempre dal Consiglio Comunale nuovo, visto che quelli che facevano parte del vecchio Consiglio passiARO, non l’hanno voluto a seguito di una richiesta di soldi superiore (si disse di 250 mila euro) a quella preventivata. Tra quelli che passi-ARO c’erano parecchi consiglieri comunali, vicesindaco compresa, che adesso dovranno decidere se lasciarsi alle spalle il passi-ATO.
Di ospedale non si parla più e si dà ormai per scontato che, dopo i mugugni iniziali, tutto sarà fatto come deciso dall’assessore regionale Malarazza, compreso il depotenziamento di delicati reparti, come quello di pediatria e ostetricia. Insomma, i bambini potranno andare a nascere altrove, specie quelli che scelgono di nascere di notte.
Lasciamoci alle spalle i nostri problemi e andiamo a vedere quelli degli altri. Si continua a parlare, a livello che non se ne può più, del ponte caduto a Genova: non c’è persona che non sia stata intervistata, dal politico, al tecnico, al passante, al senza tetto, al prete, al vecchietto, al lavoratore. Autostrade per l’Italia ha offerto 500 milioni di risarcimento, ma il premier Conte dice che ce ne vorranno quattro volte tanto. Inoltre si è impegnata a ricostruire il ponte in acciaio entro sei mesi, ma i politicanti di Roma e di Genova, tutti leghisti o berlusconiani, stanno studiando come far fare i lavori a qualche ditta di proprio gradimento, anche se ci metterà dieci anni.
Intanto si è parlato molto meno della frana in Calabria, che ha ucciso 14 persone: come al solito si è aperta la caccia ai responsabili e la procura di Reggio sta meditando di mandare sotto processo Dio che ha scatenato il violento nubifragio che ha fatto crollare la montagna. E comunque tutti hanno avuto l’impressione, lo ha scritto anche il porno giornale Libero, che si tratta di morti di serie B, dal momento che non c’è stata la processione di politici pronti a speculare sulla disgrazia per cercare voti facendo accuse e promesse. Riposino in pace anche loro. Il dissesto del territorio coinvolge gran parte del territorio italiano, ma anche qua tutti ne parlano e si fa poco o niente. Qualche giorno ci vedremo cadere addosso la collina Cesarò e gli abitanti di Cinisi saranno seppelliti da Monte Pecoraro, con qualcuno che, solo dopo spunterà a dire “lo avevamo detto”.
Voliamo in America, dove avvocati e funzionari che hanno lavorato per Trump adesso hanno sciolto la lingua, confessando di avere procurato al Presidente puttane d’alto bordo per somme astronomiche. E astronomica, 380 mila euro, è sembrata la somma che Asia Argento, anche lei, a suo dire vittima di ricatti a sfondo sessuale, avrebbe dato a un ragazzino per tacere dei suoi rapporti con lei. Attenzione: lei sostiene che il sesso non c’entra niente. Pregavano insieme.
Un ultimo sguardo alla nave della marina militare Diciotti, dove da giorni sono tenuti in sorveglianza speciale oltre 200 migranti raccolti in mare, che nessuno in Europa vuole accogliere. Salvini non li vuole e Toninelli, che ha dato il permesso di entrare in porto, alla fine ha condiviso la posizione di Salvini, facendo la figura del Pepè. Forse, com’è già successo una volta, si aspetta l’intervento di Mattarella, il quale eviterà di dire “mi avete rotto…” e deciderà d’ufficio di smetterla con questa buffonata. E comunque, anche in questo caso, “Salvini pigghia punti”, mentre da terra i catanesi di buon cuore hanno fatto arrivare 177 arancini, perché a Catania le arancine sono maschili.
Notizia per gli amici degli amici: su disposizione del magistrato Nicolò Salto è tornato ospite di una stanza dell’ospedale di Partinico. Dovrebbe esserci una forma di detenzione ospedaliera, con sorveglianza speciale, ma non c’è niente. Il patriarca è libero di passiare, di telefonare, di accogliere al suo letto gli amici, e, forse, se vuole, di respirare aria all’aperto. Diciamo che può anche fare un salto dove gli pare senza che nessuno lo blocchi e gli ricordi che è agli arresti.
Per il resto nuvole con, sbrizzi di pioggia e sprazzi di sole. Va bene così.
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