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2 novembre, pagina di diario

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I fatti e gli approfondimenti del giorno

Oggi giorno dei morti. Una festa per i bambini, perché la notte i morti passano e lasciano loro i regali. Un po’ come la befana. Una volta i regali erano pupi di zuccaru, frutti di marturana, biscotti, castagne, nocciole, calia e simenza, oggi tutto è cambiato e i morti lasciano giocattoli supersonici, cellulari e macchinine a batteria con risparmio energetico. Per i grandi invece non è una festa, ma un giorno di memoria: è d’obbligo la visita al cimitero con un mazzo di fiori, per un omaggio ai parenti scomparsi. Per i fiorai affari d’oro, è un’occasione unica. Stamane si è vista poca gente al cimitero, a causa del maltempo. Viene il sospetto che anche questa millenaria usanza stia per perdersi nel continuo vortice di altri impegni della civiltà contemporanea. E del resto non è stato inventato ora il proverbio “Chi è morto tace, chi è vivo si dà pace”.

A Partinico la messa di commemorazione è stata celebrata nella chiesa di San Gioacchino, per il secondo anno, poiché la cappella cimiteriale sarebbe pericolante e cercasi disperatamente sponsor che siano disposti a restaurarla. Il sindaco si è rimesso dall’influenza e ha partecipato alla cerimonia. Subito dopo si è incontrato con il neosegretario comunale Lucio Guarino, che ha trovato sul suo tavolo una serie di adempienze e di problemi da mettersi le mani in testa, dissesto, revoca del progetto per la risistemazione del cimitero, fatto da una ditta locale, verso il quale la giunta Lo Biundo aveva fatto una dichiarazione d’interesse, con conseguente richiesta di risarcimento, da parte della ditta, per le spese sostenute per la progettazione, ma c’è anche il tentativo di revoca dell’appalto per l’illuminazione, già espletato, assegnato e in attesa di espletamento definitivo, in questo caso è una internalizzazione, come pure il problema della gestione della Casa di riposo, per la quale invece si era proposta una esternalizzazione, e tanto altro ancora. Qualche spazio merita il tentativo, fatto più per far vedere che per fare, di apertura di una sede di asilo nido comunale, quando ormai chi avrebbe potuto iscriversi, ha già cercato un’altra soluzione per i propri bambini. Stendiamo un velo pietoso sulla scadenza di tre giorni, entro i quali si sarebbero dovute presentare le domande. Come dire, non si può fare, ma volevo farvi vedere che qualcosa ho fatto per farlo. Neanche a mettersi sottosopra si potrebbero trovare in tre giorni 50 domande. Rimane il problema del personale comunale addetto, che dovrà essere pagato lo stesso, della mensa e dell’orario prolungato, che non sono garantiti, della retta unica di 85 euro che non tiene conto dei redditi familiari e della possibilità di offrire il servizio anche a coloro che non possono economicamente permetterselo. Insomma se non fosse che pare seria, sembra tutto da ridere.

Intanto l’Italia è devastata dal maltempo e possiamo dirci fortunati per non avere subito alcun danno rispetto a città interamente distrutte, come Terracina, a mareggiate che hanno fatto arrivare nella piazza le barche ormeggiate nel porto di Savona, alla distruzione di alberi e strade che sta infierendo in alcune zone del Friuli e del Trentino.

Un maltempo di altra natura si addensa sulla manovra finanziaria di bilancio con voci che appaiono e scompaiono, quota cento che ieri c’era e oggi è rinviata, condono o pace fiscale che piace ai leghisti e non piace ai grillini, e che non si sa a quale tetto massimo dovrà fermarsi, reddito di cittadinanza che non si sa a chi toccherà e a chi no, uffici del lavoro che dovrebbero essere del tutto riaperti, rinnovati e potenziati, decreto sulla sicurezza che piace a Salvini e non piace ai Grillini, TAV che non si dovrebbe fare, ma si farà lo stesso, così come la TAP per il viadotto che dovrebbe portare in Italia il gas dell’Azerbaigian, che ai Grillini non piace, ma che si farà lo stesso, altrimenti ci sono da pagare un sacco di penali, per non parlare del Muos, che non verrà toccato, o delle spese per l’acquisto di nuovi aerei che dovevano essere bloccate e che invece sono state ratificate. Insomma, tutto quello che i Cinquestelle avevano promesso in campagna elettorale è stato dimenticato, perché ci si è accorti che una cosa è protestare, un’altra è governare. Anche l’annuncio di Di Maio della vittoria contro la povertà si è rivelato solo una battuta poco opportuna e fuori dal mondo.  Infatti…

Da una statistica della banca dati della Commissione Europea, sui lavoratori poveri, l’Italia, con il 12,2% è in quarta posizione superata dalla Romania dalla Spagna, col 13,1%, e dalla Grecia a quota 12,9%. Ma a differenza di questi Paesi l’Italia è l’unica nazione europea in cui la percentuale delle persone povere è in crescita costante da anni: nel 2016 eravamo all’11,7%, mezzo punto sotto il dato del 2017, ma quel che è più triste è il dato del 52,1 %, con il quale la Sicilia detiene il record delle persone povere o a rischio povertà. Possono lasciare perplessità gli indicatori con cui, secondo la ricerca, viene individuato il rischio povertà, ovvero difficoltà nel pagare le bollette o l’affitto, mantenere la casa riscaldata, mangiare carne o pesce almeno ogni 2 giorni, possedere un’automobile, possedere una lavatrice, un telefono, un televisore a colori, affrontare spese impreviste, potersi permettere una vacanza di una settimana lontano da casa. Alcune zone “povere” della Sicilia superano anche quelle di regioni della Bulgaria, della Grecia, della Romania. Insomma, siamo nell’ultimo gradino e la sconsolante prospettiva è quella che i dati sono in costante aumento anno dopo anno. Già aver casa è un sogno lontano, ma, ancor di più avere una casa riscaldata d’inverno, per non parlare della costante difficoltà del mettere qualcosa a tavola, del poter disporre di qualcosa da mangiare e qualche vestito per coprirsi. Altro che vacanze o carne e pesce ogni due giorni. In Sicilia la condizione di povertà interessa il 41,8% della popolazione e il reddito familiare è il più basso non solo dell’Italia, ma dell’Europa, un terzo dei giovani tra 15-24 anni (il 31,9%) non studia né lavora. In tutto questo il grosso rischio che può comportare il reddito di cittadinanza, che poi è un’estensione del vigente reddito d’inclusione, è quello di lasciare una regione povera e “assistita”, senza creare le basi che trasformino l’assistenza in retribuzione da lavoro. È un rischio che riguarda non solo i disoccupati, ma tutti gli assistiti con fondi statali o regionali, compresi i migranti: non ci sarebbe niente di male o di strano se la cifra che costa ognuna di queste categorie diventasse salario per qualsiasi tipo di lavoro, perché che non è vero che non c’è lavoro: basta guardarsi per trovarne tanto, dalla risistemazione di una viabilità colabrodo, alla raccolta dei rifiuti, alla coltivazione delle campagne abbandonate, alla messa in sicurezza delle scuole e di tutti gli edifici pubblici, alla sistemazione delle aree con gravi problemi di dissesto geologico, alla ripresa della pesca con metodi più moderni, al supporto del personale carente negli uffici, ad un’accoglienza turistica che non veda nell’ospite il pollo da spennare, e a tutto quanto si può facilmente trovare in un Sud abbandonato e, in particolare, nella regione più povera d’Europa, la Sicilia. Naturalmente chiedendo e usando razionalmente anche i fondi della Comunità Europea, che spesso non si sanno nemmeno spendere.

Continua la lunga marcia della carovana di migranti dagli stati dell’America centrale verso gli Stati Uniti. Chi dice che sono 5 mila, chi 4, di fatto il numero si assottiglia giorno dopo giorno perché molti non ce la fanno e si ritirano. Arriveranno tra una ventina di giorni, ma le elezioni di mediotermine in America si terranno tra quattro giorni e per Trump è tutto grasso che cola: infatti, eccitando lo spirito nazionalistico più povero degli americani, ha annunciato l’invio, prima di 1500, poi di 5 mila, adesso di 15 mila uomini per salvare l’America dall’invasione. Mentre i sondaggi lo davano perdente, dopo quest’ultima sparata le sue posizioni sono in ripresa, con grande giubilo dei leghisti italiani, che sulla pelle di questi poveracci vedono crescere giornalmente le loro fortune politiche.

Notizia dell’ultima ora, che circola tra i corridoi del palazzo: il cons. com. Comito avrebbe manifestato al sindaco il suo desiderio di essere nominato assessore, ma pur essendo coscio che si tratta di una sua aspirazione comunale, non condivisa dal resto del suo bellissimo gruppo. Che uno possa aspirare è legittimo, ma attenzione con certe ambizioni, più che aspirare si corre il rischio di spirare. Politicamente.

Torneremo tra i vivi domani. Arrivederci

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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