Abbiamo appreso oggi da notizie di stampa di una condanna per diffamazione con il pagamento di una penale di 15 mila euro, fatta da un tribunale penale di Palermo, a seguito di una denuncia fatta dall’attuale presidente della corte dei conti Savagnone, la quale, nel 2016, allorché cominciava ad addensarsi la bufera sulla Saguto, presidente del tribunale misure di prevenzione, si è sentita calunniata da un nostro articolo in cui si diceva che suo genero era un giornalista che lavorava a Trm, la televisione dei Rappa, messa sotto sequestro dalla Saguto e affidata a Walter Virga in amministrazione giudiziaria. L’articolo adombrava il sospetto che in tale assunzione potesse esserci lo zampino della Saguto, anche se già, due giorni dopo, precisavamo che, ove fossero state scritte notizie scorrette o inesatte, che avrebbero potuto offendere la sensibilità del magistrato, eravamo pronti a chiedere scusa e a rettificare. La rettifica arrivò dalla stessa Savagnone che chiedeva 200 mila euro per il danno arrecato alla sua immagine, poiché ella affermava che il genero era entrato a Trm grazie alla sua professionalità e che lei non conosceva nemmeno la Saguto. La cosa avrebbe potuto essere risolta con una stretta di mano e invece l’alto magistrato ha preferito continuare nell’iter giudiziario, senza che sia stata notificata, da allora alcuna udienza o che ci sia stata data l’opportunità di far valere le nostre ragioni in tribunale. Si è arrivati così a un processo fantasma e a una sentenza fantasma con la condanna di Pino Maniaci, di Salvo Vitale, estensore dell’articolo, e di Riccardo Orioles, colpevole, in quanto direttore, di non avere esercitato il controllo sulla veridicità della notizia. Naturalmente cercheremo di riportare i fantasmi in terra e di andare in appello, oppure di chiedere l’annullamento della sentenza, ove se ne riscontrassero gli elementi, pur con la precisa convinzione che i magistrati non si toccano, che chi tocca i fili muore, come è successo a Salvo Vitale che sta scrivendo, con il procuratore Lo Voi, anche lui offeso da un articolo che voleva solo fare ridere. Assurdamente, in tutto questo, l’unico magistrato che non ci ha denunciato è la Saguto, e ne avrebbe avuto tutti i motivi, dal momento che gliene abbiamo detto di tutti i colori. Alla fine finiremo con il rivalutarla, chissà. (dalla pagina di diario Qui)
PALERMO – Il giudice della prima sezione civile del tribunale di Palermo Roberto Lanza ha condannato per diffamazione i giornalisti Pino Maniaci, Riccardo Orioles e Salvatore Vitale a risarcire con 15 mila euro il presidente della Corte dei Conti Luciana Savagnone, assistita dall’avvocato Enrico Cadelo. La vicenda riguarda un articolo pubblicato il 21 aprile 2016, a firma Salvo Vitale, sul sito web Telejato Voce della Sicilia, collegato all’omonima emittente televisiva di cui è direttore responsabile è Riccardo Orioles. Affermazioni che sono state riprese il 6 maggio 2016 dal gestore della stessa emittente televisiva, Giuseppe Maniaci, nel corso di una conferenza stampa mandata in onda durante il telegiornale e riprese e diffuse da altri mezzi di informazione.
Nell’articolo si faceva riferimento al presunto interessamento della presidente Savagnone per far lavorare il genero, il giornalista sportivo Alessandro Amato, presso l’emittente Trm, affidata a suo tempo a Walter Virga – figlio del presidente della seconda sessione penale del tribunale di Palermo, Tommaso – dalla sezione Misure di Prevenzione di Palermo, al tempo presieduta da Silvana Saguto. “Una visione discreditante del presidente Savagnone – si legge nella sentenza del giudice – alla quale vengono attribuiti comportamenti illeciti, ed a far emergere la presunzione che abbia utilizzato il proprio ruolo istituzionale e le proprie relazioni professionali per fini personali. Va accolta la richiesta di risarcimento considerata la rilevante notorietà e diffusione che le notizie relative al ‘caso Saguto’ hanno avuto e continuano ad avere rilevato e che le frasi contenute nell’articolo e usate nella conferenza stampa sono chiaramente e volutamente strutturate per generare discredito della dignità personale e professionale del presidente della Corte dei Conti”.
ANSA
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