12 settembre, pagina di diario. I fatti del giorno e un anniversario: le dimissioni della Saguto
I fatti del giorno e gli approfondimenti
Mentre scriviamo il Parlamento europeo sta votando una mozione di condanna nei confronti della posizione del premier ungherese Orban, accusato di non volere aprire il suo territorio alla redistribuzione dei migranti e di assumere posizioni razziste contrarie al rispetto dei diritti umani. Si fronteggiano due fazioni, quella della destra europea, che raccoglie fascisti, nazisti, xenofobi, nazionalisti e populisti, e quella del resto dei partiti europei, più sensibili al problema del ruolo dell’Europa in una situazione di migrazioni di massa, spesso incontrollabili. La Lega di Salvini ha deciso di schierarsi con il compare Orban, che non vuole i migranti italiani, il Movimento Cinque stelle contro, ma per Salvini la spaccatura è irrilevante e non merita attenzione.
Oggi sono passati tre anni dalle dimissioni della Saguto. Un atto anticipato da indagini e intercettazioni, nel cui sviluppo la nostra emittente ha avuto un ruolo di primo piano e che ha svelato un sotterraneo mostruoso di amicizie, complicità, sequestri spesso immotivati e concepiti solo per dare lavoro agli amici del cerchio magico che quasi per un decennio ha tenuto in scacco buona parte dell’imprenditoria siciliana dietro l’accusa di connessioni mafiose o di riciclaggio di denaro sporco. I successivi passaggi hanno poi confermato quantomeno la superficialità con cui si è proceduto ai sequestri, indipendentemente dalle assoluzioni penali dei sequestrati, con la restituzione dei beni, o di quel che ne è rimasto ai legittimi proprietari. Il processo è in corso al tribunale di Caltanissetta e i tempi per la sentenza si annunciano lunghi e laboriosi.
Facciamo un giro per Partinicopoli: la monnezza è sempre là, marcescibile monumento alla diseducazione ambientale dei cittadini e alla difficoltà, per non dire all’incapacità delle varie amministrazioni, sino ad oggi, di trovare una soluzione. Le montagne dei rifiuti urbani, compresi quelli sversati dal camion fantasma, non sono ancora arrivate all’altezza della montagna di vinacce che si innalza all’interno della distilleria: siamo in pieno periodo di vendemmia ed è chiaro che il traffico di camion che scaricano materiale aumenta spaventosamente, così come quello delle autocisterne che scaricano il mosto nelle varie cantine. Non siamo più ai livelli degli ultimi anni: gran parte dei vigneti sono in stato di abbandono e gli stessi impianti della distilleria sono ormai obsoleti ed avrebbero davvero bisogno di essere rammodernati e dislocati in altro posto. Ogni tanto viene qualche parlamentare, viene a dare un’occhiata, dice che bisognerà provvedere, ma sul come, a parte il progetto a suo tempo approvato dall’amministrazione Lo Biundo, nessuno sa dare indicazioni alternative. Chi gioca a scacchi la definirebbe una situazione di stallo, in attesa del ricorso inoltrato al Tar da alcune associazioni locali.
Cominciano a sentirsi le conseguenze del dissesto da sempre annunziato e non ancora ufficializzato: stamane, davanti alla porta del comune c’è stato un sit in degli operatori degli asili nido, i quali paventano l’imminente chiusura, dal momento che, al solito, non c’è come pagarli. I protestatari sono stati ricevuti dall’assessoressa palermitana Rosi Pennino che aveva promesso soluzioni sin dall’atto del suo insediamento, ma che ancora non sa che pesci prendere, ammesso che sappia pescare, mentre serpeggia e cresce il malumore nei confronti di una persona la cui nomina è parsa uno schiaffo nei confronti dei tanti pretendenti a quel posto con cittadinanza partinicese. Come prevedibile, tempi duri e imminenti chiusure si preannunciano anche per altre strutture comunali affidate a privati, come le case per Anziani.
Quella dell’affidamento a privati è ormai una pratica introdotta negli anni precedenti, soprattutto dai governi con il segno o l’appoggio del PD, ed anche Partinico non si sottrae a questo indirizzo. Si sta meditando o si stanno riesumando progetti di privatizzazione di tutto il patrimonio comunale: è di oggi la notizia della proposta avanzata dall’assessore Patrizio Lodato di affidare o vendere Palazzo Ram a privati. Il palazzo è stato restaurato anni fa, ma è stato lasciato perdere, al punto che oggi, per rimetterlo in sesto, occorrerebbe un altro congruo finanziamento che il Comune non ha: e allora ecco la lampadina, l’idea: vendiamolo a qualcuno che lo sappia sfruttare e utilizzare. Qualcosa del genere si potrà fare anche con la Cantina Borbonica e poi, se sarà necessario, persino col campo sportivo. Il passaggio dal pubblico al privato, persino di beni comuni, come l’acqua, sarà la via maestra su cui si muoverà l’amministrazione di Partinico, ma non solo, per liberarsi da ingombranti fardelli divenuti tali per l’incapacità degli amministratori di saperli utilizzare e valorizzare. In fondo siamo nell’ambito delle scelte che appartengono politicamente alla tradizione liberale dei partiti di centro destra, ma delle quali il PD negli anni passati ha cercato di farsi alfiere e portavoce, dimenticando la sua vocazione di partito dei cittadini e dei lavoratori, non degli imprenditori privati. Ma ormai è inutile piangere sul latte versato; la destra si è ripreso quello che gli apparteneva.
Intanto fervono i preparativi per la visita del Papa a Palermo, in occasione dell’anniversario dell’uccisione di don Pino Puglisi: la città è blindata e si prevedono 100 mila pellegrini presenti alla messa solenne di sabato sera, officiata con 40 vescovi e che culminerà con un’omelia nella quale, come anticipato da mons. Lorefice, il papa reitererà la scomunica ai mafiosi e l’invito ad una loro improbabile conversione. Speriamo che qualche parola la dica anche nei confronti di tutti coloro che andranno lì a battersi il petto, mentre sostengono e gridano che le barche cariche di migranti dovrebbero affondare tutte, che tutti dovrebbero morire o che addirittura bisognerebbe spararli addosso. Costoro sono cristiani tanto quanto lo sono i mafiosi.
Per il resto tutto fila liscio, non piove, si lavora e si fatica, sotto il sole cocente per raccogliere i grappoli d’una vendemmia che si presenta abbondante e di buona qualità.