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1 agosto, pagina di diario

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Pagina di diario del giorno

Dissesto sì o dissesto no. In campagna elettorale tutti si sono impegnati a fare di tutto affinché la tegola del dissesto potesse essere evitata. Ma i conti sono fatti di numeri e il bluff può durare sino a quando il nodo non viene al pettine. Ed il nodo è arrivato. Nella sua analisi ricognitiva del piano di riequilibrio finanziario e pluriennale il sindaco sì è reso conto che mancano una serie di passaggi indispensabili, attribuiti alla passata amministrazione, per cui, gira da un lato e gira dall’altro la parola dissesto non è pronunciata, ma sono illustrate tutte le condizioni che lo rendono inevitabile, come ammesso dallo stesso sindaco. Tra queste la mancata approvazione del bilancio di previsione 2017, la mancata approvazione del rendiconto 2017, la mancata adozione del bilancio di previsione 2018, la mancata analisi della situazione debitoria, le mancate adozioni di misure correttive richieste dalla corte dei Conti nel 2017, la mancanza di un piano di rateizzazione pluriennale debiti d’intesa con i creditori. È allucinante. C’è da chiedersi dove sono stati in passato il sindaco, gli assessori, il Consiglio comunale e soprattutto i responsabili, a cominciare dai caposettore degli uffici comunali che avrebbero dovuto provvedere a preparare queste adempienze e che invece non hanno fatto niente, o forse, chissà, hanno fatto altre cose. E a questo punto che fare? La situazione così grave imporrebbe la convocazione di un consiglio comunale urgente che entro l’8 agosto, data ultima prevista dalla legge, approvasse tutto quello che gli altri in passato non hanno approvato, e cioè richiederebbe che quelli che avrebbero dovuto scrivere i bilanci, le previsioni e i rendiconti, si mettessero a lavorare giorno e notte, visto che sinora non l’hanno fatto, per preparare i documenti, ma non se ne parla: chi non fa niente è abituato a non far niente, oppure non sa fare quello che dovrebbe fare. Inoltre bisognerebbe sbattere la situazione in faccia ai consiglieri comunali e obbligarli, com’è loro imposto dalla legge a votare le adempienze economico-finanziarie, com’è loro compito. Ma scherziamo? Meglio fare chiacchiere e tabacchiere di legno, anziché assumersi simili responsabilità davanti al paese. E pertanto si continuerà a non far niente in attesa della data dell’8 agosto, quando scatterà automaticamente la dichiarazione di dissesto e ci penseranno gli altri a dire agli amministratori e agli uffici quello che devono fare. E quindi, tutti tranquilli, “calati iuncu ca passa la china”, “cu or’aviri aspetta”, “i rissi la palumma a la cicala, s’è amaru cu lu duci si nni cala”.  Del resto il periodo è buono, sono tutti a mare, pochi se ne accorgeranno.

Così come pochi si stanno accorgendo della grande operazione, la chiamiamo così per non chiamarla “inculatura”, perpetrata dall’assessore regionale MalaRazza che, con il suo piano di riassestamento della rete ospedaliera, ha deciso il declassamento dell’ospedale di Partinico, per affidarne la direzione e le nomine di primari ai soliti baroni dei grandi ospedali di Palermo e per dirottare le altre cure alle cliniche private convenzionate o a pagamento. Si poteva pensare che c’era da sistemare la vergogna del Pronto soccorso, dove le attese di persone sofferenti e bisognose di cure urgenti sono parcheggiate nei corridoi in improvvisate barelle, e invece niente, nessuna nomina di medici e infermieri in questo reparto, dove si assiste a scene di lacrime, dolore, disperazione, peggio che nei peggiori ospedali da campo nelle zone di guerra.

Si poteva pensare di aumentare e potenziare i posti letto in ginecologia, dove c’è un continuo viavai di gestanti, di parti normali e cesarei, di bimbi che necessitano di assistenza, il tutto a carico delle persone di famiglia che si parcheggiano notte e giorno per assistere i parenti malati, cosa che toccherebbe a medici e infermieri, e invece niente, anzi il declassamento Perché? Perché secondo il piano del MalaRazza per lasciare il reparto com’è o per migliorarlo occorrono 500 parti in un anno. I parti, in verità sono stati 503, ma siccome sei bambini sono morti durante il parto, i morti non si contano e i parti sono stati 497, guarda un po’, ne mancavano tre per arrivare alla fatidica quota. Domanda: si può essere più bastardi di così? Le partorienti che, da San Giuseppe Jato, da Terrasini, da Montelepre, da Alcamo e da tutta un’utenza di 200 mila persone avranno le doglie di notte dovranno essere dirottate a Palermo, a cercarsi un ospedale che abbia un posto letto disponibile. Dire vergogna è poco. Ma a rendere più vergognosa la situazione c’è stata una sbandierata e spudorata menzogna di qualche giorno fa, con la quale il neo assessore Rosy Pennino e il Sindaco hanno annunciato che tutto rimaneva com’era e che era stata conseguita una grande vittoria: in realtà una grande presa per il culo. Ad avvelenare di più il clima c’è stata qualche affrettata dichiarazione di qualche medico che ha pensato che il potenziamento della cura per il piede diabetico, unico contentino strappato, sia stato barattato in cambio del declassamento del reparto di pediatria, cosa che ha fatto infuriare il responsabile di diabetologia, che ha sporto denuncia per questa insinuazione scorretta.

Insomma a Corleone, dove si sono mossi  in tempo e dove hanno sbattuto i pugni, è andata meglio, con l’approvazione di nuovi reparti, a Partinico, dove tutti i politici eletti si dicono amici di Musumeci, nell’amicizia tutti l’hanno presa in quella parte, ma continueranno a professare amicizia e devozione a papà Nello.

Per il resto nulla di nuovo: stiamo vivendo le giornate più calde dell’anno, la California Brucia, 52 morti d’incendio, la Grecia brucia, 94 morti bruciati, anche dalle nostre parti cominciano a svilupparsi i soliti incendi, Higuain è passato al Milan in cambio di Bonucci, ma vuole una buonuscita sostanziosa, all’ospedale di Reggio Calabria si ricorre al cartone per sistemare una frattura, perché manca il gesso, quindi non si dirà “ingessare” ma “incartonare”, a Partinico è stato individuato il secondo dei quattro aggressori al ragazzo senegalese, sempre a Partinico  la dott.ssa Angela Maria Puccio, che è andata in pensione, invece di godersi il meritato riposo è stata nominata consulente a costo zero in materia di analisi, gestione e organizzazione dei servizi sociali, ramo che conosce benissimo, perché lavorava lì. E a Palermo, visto che mancano i loculi e le celle refrigeranti molti sono costretti a tenere il morto in casa. Si ritorna così ai Lari degli antichi Romani, ovvero alle ceneri dei parenti che venivano sistemate in un angolo sacro della casa. E però dormire con un morto in casa e in frigorifero non è facile. Chissà, potrebbero succedere cose strane. E infine, senti senti, di fronte al declassamento dell’ospedale arriva una notizia bomba che invece darà lustro e grande importanza allo stesso ospedale, dove il 9 agosto arriverà Nicolò Salto, il pregiudicato boss che, da Napoli farà un Salto all’ospedale al reparto di medicina, dove è stato disposto che bisognerà trovargli un letto e una stanza a qualunque costo, costi quello che costi. È una notizia che merita riSalto.  

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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