Il teatro come riscatto sociale: il Progetto Agire sbarca nel Carcere di Noto
Uno spettacolo per riscattarsi. E’ questo l’obiettivo del Progetto Agire, un’iniziativa portata avanti dall’associazione Farteatro, che, attraverso la messa in scena di una delle arti più antiche e più belle del mondo, si propone di rieducare i detenuti del Carcere di Noto.
Un’idea che fonde il principio attivo naturale del teatro con la necessità di far fronte a una delle urgenze più importanti dei sistemi carcerari: la rieducazione del detenuto. Il Progetto Agire si pone come obiettivo quello di risvegliare l’arte insita in ciascun individuo e di metterla al servizio del carcerato, che, attraverso il gioco del teatro, potrà scoprire nel confronto con gli spettatori una diversa rappresentazione di sé. Con la pratica teatrale, inoltre, il tempo della detenzione, la percezione di sé e la propria storia subiranno una trasformazione non indifferente, mirata in principal modo al reinserimento sociale del condannato.
Una pratica che, all’interno delle strutture detentive italiane, ha visto la luce a partire dalla fine degli anni Ottanta e che trova conferma, oltre che nella legge n. 354 del 26/07/1975, anche nella Costituzione Italiana, che, all’articolo 27, contempla un trattamento penitenziario dei reclusi che abbia un carattere rieducativo, volto al reinserimento sociale. Tutto ciò che il Progetto Agire si propone di fare, sottolineando come per prevenire la recidività a delinquere siano necessari atti a promuovere l’autostima, il rispetto di sé, degli altri e della cosa pubblica e privata. Il teatro, in questo senso, sarà il mezzo attraverso cui questa iniziativa mirerà a stimolare le potenzialità umane, culturali e creative del detenuto, al fine di ricostruirne un’identità sociale.
Un corso teatrale in piena regola, composto da una serie di incontri con i detenuti che stimolino la riflessione e stabiliscano un contatto con sé stessi e il mondo. L’obiettivo finale è quello di utilizzare i metodi propri del teatro per eliminare le difficoltà di comunicazione, far evolvere le relazioni e potenziare le capacità creative ed espressive dell’individuo, attraverso un percorso pratico finalizzato all’acquisizione di nuovi e diversi strumenti.
A raccontarlo è Leo Mignemi, regista, attore e formatore teatrale con un’esperienza decennale nel settore, che attraverso le pagine del sito dell’associazione Farteatro , racconta le difficoltà di un sogno così nobile, ma allo stesso tempo così complicato da realizzare:
“Mi chiamo Leo e ho un sogno: poter finanziare il laboratorio di teatro che attualmente conduco come volontario nel carcere di Noto (SR).
Sia chiaro: si può condurre un laboratorio di teatro in carcere anche senza finanziamenti. Però, detto da un professionista del teatro quale io sono, la qualità ne soffre molto, troppo, e pur accettando questa amatorialità, tutto diventa più complicato:
– non hai soldi per i costumi e ti devi arrangiare con quello che puoi recuperare dalle associazioni di volontariato che raccolgono indumenti. Naturalmente puoi solo fare scene contemporanee: niente teatro greco, latino o medioevale, niente teatro del Rinascimento, niente Commedia dell’Arte, niente Shakespeare, niente Goldoni, niente Pirandello, ecc. ecc. Niente di tutto questo; e molto altro …
– non puoi progettare scenografie serie e il più delle volte devi arrangiarti con quel che trovi in giro da amici e conoscenti. E ovviamente in discarica;
– non hai le luci adatte sia per le prove che per la messa in scena. Il carcere di Noto purtroppo è sprovvisto di un teatro. Gli spettacoli sono messi in scena in cappella, per gentile concessione del parroco. Anche ammesso io riesca a recuperare qualche faro, tralasciando sempre il discorso qualità, devo sperare che nessuno di essi si bruci;
– non hai naturalmente il mixer che gestisce l’impianto luci;
– non hai un impianto stereofonico decente. Per masterizzare musica, ogni volta, è un incubo;
– e poi ci sono tutte quelle piccole spese che ogni anno bisogna considerare: libri da comprare, fotocopie, cancelleria…
– infine c’è anche il mio lavoro, io vivo di teatro. E come tutti, ogni giorno, mangio e vivo”.
Non un mero elenco puntato di richieste, ma l’urlo di speranza, in un mare d’indifferenza, di chi, vivendo da vicino una realtà di questo tipo, dedica il proprio tempo, le proprie energie e le proprie risorse al riscatto del prossimo.
Se vuoi aiutare Leo, la sua associazione Farteatro e il suo progetto Agire nel Carcere di Noto, a questo link troverai tutte le informazioni utili.
Il registro di tutte le donazioni verrà pubblicato on line sul sito di Farteatro e sulla pagina dell’evento Facebook (https://www.facebook.com/events/1649274512015507/).