Anticorruzione, nei Comuni 6 su 10 senza gara d’appalto
(di Eva Bosco) (ANSA) – ROMA, 26 FEB – In sei casi su 10 i Comuni commissionano i lavori pubblici tramite affidamento diretto, senza passare per una procedura di gara. E se questo “non è sintomo automaticamente di corruzione, di illecito”, descrive però un quadro in cui prevalgono “procedure meno garantite, e quindi più esposte, più pericolose”, il cui utilizzo, tra l’altro “è in aumento”. I dati arrivano dall’Autorità nazionale Anticorruzione e le osservazioni che servono a inquadrarli sono del suo presidente, Raffaele Cantone, che segnala “l’utilizzo eccessivo” di questo strumento. Le cifre, estratte dalla Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici, si riferiscono alle procedure, di importo superiore a 40 mila euro, effettuate nei 20 comuni capoluogo di regione nel quadriennio 2011-2014. Da qui è stato poi estrapolato il dato nazionale: il 60% dei contratti pubblici viene stipulato in affidamento diretto e non con gara d’appalto, per un 34,66% dell’importo complessivo. Non solo: la metà dei Comuni ha usato l’affidamento diretto nell’80% dei casi. Da nord a sud, la situazione è analoga. E non sfugge la Capitale: a Roma la percentuale è dell’86,51 sul totale delle procedure, per un 33,05% degli importi. Del resto, recentemente, anche sull’onda dell’inchiesta Mafia Capitale, era stato lo stesso sindaco Ignazio Marino a segnalare l’aumento dei lavori affidati senza gara, soprattutto nel sociale, registrato tra il 2007 e il 2013.
Nell’indagine condotta dall’Anticorruzione spiccano anche le cifre relative a Firenze con l’87,21% delle procedure e una percentuale sugli importi del 50,54%. Poco sotto Milano, con l’83,33% dei lavori, pari al 14,29% degli importi. Tra le altre città capoluogo si segnalano Ancona, con l’86,68% dei lavori affidati senza gara; Aosta (89,99%), Bologna (84,5%), Perugia (86,44%), Potenza (80,07%), Trento (87,17%) e Trieste (87,69%).
A Palermo il dato più basso: 11,59% per il 4,29% degli importi.
Segue Napoli: 55,21% degli appalti, 17,85% degli importi.
“Queste cifre – specifica Cantone – sono state estrapolate dai nostri uffici in collaborazione con i Comuni e sono state trasmesse alle amministrazioni perché valutino eventuali provvedimenti interni da adottare. L’elemento che complessivamente salta più all’occhio è il trend, in aumento pressoché ovunque. Questo induce due riflessioni: la prima è che c’è una tendenza più marcata a non utilizzare altri strumenti previsti dal codice degli appalti, una sorta di insofferenza rispetto ad alcune procedure a favore di altre tendenzialmente meno garantite. Ciò non vuol dire – spiega il numero uno dell’Anticorruzione – che siamo fuori dalle regole: non c’è un automatismo. L’Autorità si limita a evidenziare che le procedure negoziate sono in grande aumento: questo potrebbe essere giustificato o meno; i singoli Comuni faranno le proprie analisi, se lo ritengono”. Cantone evita di scendere in considerazioni sulle singole città esaminate: “Bisognerebbe fare una valutazione caso per caso”, si limita a dire, specificando che “i sindaci sono solo in parte responsabili delle procedure adottate, che spesso ricadono sugli uffici competenti”. (ANSA).
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