Foggia, numerose organizzazioni mafiose «finalizzate ad assumere il controllo del territorio e capaci di infiltrarsi nelle attività economiche della pubblica amministrazione»
Il comune di Foggia dall’agosto scorso è guidato da un commissario prefettizio, dopo lo scioglimento deciso dal Ministero dell’Interno ai sensi della legislazione antimafia. Nei mesi precedenti il comune pugliese è stato protagonista di una lunga stagione giudiziaria. Iniziata con l’operazione Decimabis, avvenuta nel novembre scorso dopo la precedente Decima Azione di due anni prima, che ha disarticolato una cupola mafiosa che vedeva protagonisti i tre clan della «Società foggiana» «Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Tolonese-Prencipe che, con la forza dell’intimidazione e dell’assoggettamento, avevano controllato le attività economiche della zona, ai danni di commercianti e attività economiche» riportò il comunicato della Polizia di Stato. Il sociologo Leonardo Palmisano, attento osservatore dei sistemi criminali pugliesi e non solo, sottolineò che «l’esistenza di un direttorio evidenzia il salto di qualità compiuto da questa organizzazione e ci porta indietro di decenni, quando Cosa Nostra siciliana,dominata dai sanguinari corleonesi di Riina, si impose come modello organizzativo per tutte le mafie. A Foggia c’è una cupola, questo il dato più significativo, che allunga i suoi tentacoli dentro la tecnocrazia privilegiando il soffocamento dell’economia di prossimità con le bombe e con il racket, a vantaggio di una tendenza oligopolistica nell’economia cittadina ben rappresentata dalla turbativa d’asta, dalla corruzione, dall’incuria verso la cosa pubblica».
Nei primi mesi di quest’anno operazioni delle forze dell’ordine hanno interessato i rapporti tra questa cupola e l’amministrazione della cosa pubblica. Indagini e arresti hanno colpito i più alti esponenti dell’amministrazione comunale, a trazione leghista, giunta al capolinea. Ma Foggia non tornerà al voto il 4 e 5 ottobre perché il 5 agosto scorso il Ministero dell’Interno ha disposto lo scioglimento del comune ai sensi della normativa antimafia. La relazione finale della commissione di accesso, insediatasi il 9 marzo scorso, ha portato al provvedimento. «Un sistema di asservimento ai propri interessi personalistici dei soggetti politici», emersione «di una devastante solitudine civica», «un sistema illecito davvero organizzato con meticolosità che si è potuto pregiare di un passaparola vincente e capillare e che ha coinvolto un numero importante di personaggi, ovviamente garantito da un rilevante investimento economico da parte di qualcuno e/o di coloro che avevano interesse alla vittoria elettorale di un determinato candidato» sono solo alcuni dei passaggi evidenziati dalla testata Foggia Città Aperta. La commissione ha analizzato quanto accaduto dal 2014, anno di insediamento della prima amministrazione Landella, ad oggi e le conseguenze sono state inequivocabili: questo periodo, «stando alla suddetta commissione, sarebbe stato caratterizzata da ben sette anni di infiltrazioni mafiose». La commissione motiva lo scioglimento con «concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi». Acclarata, si legge, la presenza di «numerose e articolate organizzazioni malavitose di stampo mafioso, finalizzate ad assumere il controllo del territorio e capaci di infiltrarsi nelle attività economiche della pubblica amministrazione».
I commissari hanno sottolineato anche l’esistenza di «legami affettivi» tra un consigliere comunale e «un esponente della locale organizzazione criminale, pregiudicato, il quale è stato costantemente tenuto informato di questioni politico-amministrative che interessano l’ente locale potendole in tal modo influenzare negativamente nel corso del loro iter decisionale» mentre un altro consigliere comunale dopo aver ricevuto minacce «ha ricevuto direttamente dalle mani del predetto amministratore un contributo economico di natura sociale erogato dal comune di Foggia», «c’è poi il caso del consigliere comunale che all’anagrafe risiedeva in una casa che, di fatto, era abitata da un esponente della “locale consorteria criminale”: a quanto si legge nella missiva, il detto consigliere avrebbe trascorso tra quelle mura il periodo degli arresti domiciliari» ha sottolineato Foggia Città Aperta.
Due dipendenti comunali fornivano «informazioni utili per le attività estorsive nel settore dei servizi funebri». La relazione evidenzia affidamenti ad imprese prive di certificazione antimafia, «“inammissibile commistione tra poteri di indirizzo politico-amministrativo e poteri gestori», «amministratori con legami societari e cointeressenze economiche con ditte contigue alle locali consorterie mafiose e destinatarie di interdittive antimafia» nei settori della riscossione dei tributi, del verde pubblico, dei servizi cimiteriali e della pulizia dei bagni comunali, assegnazione di case popolari con pratiche decise senza eseguire alcun criterio, nemmeno quello cronologico» in favore di esponenti delle cosche o di persone con cui avevano rapporti di parentela e «frequentazione» e avvenute in totale «assenza di controlli sulle autocertificazioni attestanti i requisiti richiesti per la partecipazione al bando».
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