Smantellato il Corpo forestale dello Stato, un regalo per le mafie?

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Nonostante numerose voci controcorrente, da quella di Paolo Russo, deputato di Forza Italia, passando per il WWF e la Lipu fino a quella della stessa Procura nazionale antimafia, il nostro Governo ha appena deciso di smantellare il Corpo Forestale dello Stato dopo quasi due secoli di servizio.

Se ne parlava ormai da mesi, uno spauracchio divenuto certezza con la riforma della Pubblica Amministrazione voluta da Renzi. I motivi principali, almeno in teoria, sarebbero la necessità di rafforzare il corpo della Forestale, accorpandolo all’Arma dei Carabinieri, e la possibilità di ridurre le spese. Ma entrambe le motivazioni sembrano campate in aria: con l’inclusione nell’Arma dei Carabinieri, la Forestale perderebbe di fatto quell’autonomia investigativa necessaria per indagare sui vari reati agroalimentari e ambientali. Chi rifiuterà di entrare in un corpo militarizzato come l’Arma, inoltre, andrà nella Pubblica amministrazione, e in questo modo tutto un patrimonio di conoscenze sul campo e di abilità investigative finirebbe dietro alle scrivanie degli uffici.

Oltretutto una mossa simile, e questa è un’opinione condivisa anche da Salvatore Chiaramonte e Gianna Fracassi (Cgil), la militarizzazione di un corpo civile, qual’è la Forestale, farebbe perdere ai suoi elementi tutta una serie di tutele sindacali e civili, dalla possibilità di partecipare a riunioni sindacali fino al diritto di sciopero.

Anche la scusa del risparmio economico sembra più un’arrampicata sugli specchi: i 460 milioni di euro all’anno destinati al personale non saranno ridotti dalla riforma, e ci mancherebbe pure, rendendo di fatto inesistente qualsiasi pretesa di risparmio. Non solo, ma si finirebbe per spendere ulteriori milioni di euro. Già solo per dotare gli 8500 effettivi della Forestale (che non hanno nulla a che vedere con gli operai forestali, tutt’altra cosa) di nuove divise, secondo le gare di appalto costerà più di 12 milioni di euro, senza contare almeno un milione e mezzo di euro necessari per la formazione professionale e per uniformare i mezzi aerei e di terra.

L’Arma dei Carabinieri, inoltre, dispone già di suoi corpi che, pur senza raggiungere la specializzazione finora riservata alla Forestale, si occupano di alcuni reati ambientali:  dal Noe (Nucleo operativo ecologico) al Nac (Nucleo anticontraffazioni Carabinieri) fino al Nas (Nucleo anti sofisticazioni). E sì che la legge delega, prevista all’inizio, consentiva al Governo una riforma sostanziale, un rafforzamento del Corpo Forestale dello Stato, ma non il suo accorpamento semi forzato verso altri corpi.

Si è scelta, insomma, la scorciatoia più facile ma anche la più dannosa, eliminando di fatto i poteri e le tutele finora riservati alla Forestale, che con i quasi 30mila reati ambientali scoperti nel solo 2014 era la punta di diamante in questo genere di indagini, e facendo, forse, anche un grosso regalo alla mafia.

Quello degli ecoreati, termine generico che racchiude il traffico e smaltimento dei rifiuti, gli abusi edilizi e il traffico illegale di specie animali e vegetali, negli ultimi tempi è diventato un campo d’affari illeciti sempre più proficuo per la ‘Ndrangheta, per Cosa nostra, per la Sacra corona unita, e in particolare per la Camorra. Già prima gli ecoreati, per loro stessa natura, rendevano difficile individuarne i colpevoli, dal momento che si tratta di reati inizialmente senza vittime, i cui danni si manifestano solo a lunga distanza nel tempo, talvolta decenni, rendendo quasi impossibile stabilire un collegamento tra la causa e i colpevoli da una parte, e gli effetti e le vittime dall’altra.

Ma dietro i disastri della Terra dei fuochi c’era la Camorra, i Casalesi, con la coppia Bidognetti-Schiavone che la faceva da padrone, nel poco tempo libero che rimaneva tra abusi edilizi, traffico di droga ed estorsioni varie, anche nello smaltimento illecito dei rifiuti. I fusti interrati pieni di diossina scoperti a La Spezia, che avevano reso irrespirabile l’aria intorno alla discarica di Pitelli, vennero scoperti dalla Guardia Forestale, così come le falde acquifere sotto la sede della Legnochimica s.r.l. di Contrada Lecco, ormai impregnate di manganese, ferro, cromo, alluminio, nichel, cobalto e persino piombo. Le indagini congiunte della Forestale e del Noe dei Carabinieri in Abruzzo, durante l’operazione “Humus”, portarono alla scoperta di uno smaltimento illegale di 90 mila tonnellate di rifiuti provenienti da numerose aziende italiane.

Un giro criminale che comprende, ogni anno, più di 30mila reati ambientali e la costruzione di 25mila edifici abusivi, per un giro di profitti illegali intorno ai 16 miliardi di euro ogni anno. Molti altri reati ambientali sarebbero rimasti nascosti senza le indagini della Forestale, ora smantellata da quello che, dopo scudi fiscali, indulti, bavagli e leggi sulle intercettazioni, sembra essere l’ultimo regalo alla mafia.

di Emiliano Federico Caruso – tratto da antimafiaduemila.com

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