Chi ha ucciso e impiccato i cani a Telejato?
Giorni. Settimane. Mesi senza nessuna risposta.
Un’interminabile attesa che alimenta sempre di più la voglia di scoprire chi possa avere compiuto un atto così bestiale e intanto solo dolore, un lacerante dolore nel vedere, ancora una volta, quelle immagini che ci riportano indietro a quel freddissimo 4 dicembre 2014. Poi, spunta fuori un nome: Gino Bua. A pronunciarlo è Pino Maniaci secondo quanto risulta dal video relativo alle intercettazioni fornito dai Carabinieri. E quindi ecco finalmente un nome o forse un semplice indizio. È la goccia che fa traboccare il vaso, una goccia pesante che mina la credibilità di Pino Maniaci e che ha scosso e turbato sia noi giovani della redazione, sia il resto d’Italia che con un grande e ideale abbraccio si è stretta attorno a quella piccola emittente, manifestando una solidarietà commuove. Se prima l’attesa di una risposta appariva interminabile OGGI diventa insopportabile, insostenibile. Una risposta che qualcuno ha ritenuto doverosa dallo stesso Pino, il quale a chi lo accusa di aver giocato sulla morte di Billy e Cherie, dichiara: “Per me è una ferita ancora aperta che brucia. È stato un atto intimidatorio che ho denunciato ma per cui non sono state fatte le dovute indagini. Ciò che ho detto al telefono in quella conversazione privata non ha rilevanza penale ed è stato un dialogo in cui ho provato a fare leva sui sensi di colpa della donna per avere più presa su lei”. Queste sono parole a cui ognuno di noi può scegliere di credere o meno. Ma davvero vogliamo accontentarci solo di parole? NO! Perché come siamo abituati a fare vogliamo andare oltre, ritentiamo che qui non sia una questione da risolvere su un piano di fiducia, ma pretendiamo la verità su quei poveri cani. Pretendiamo di sapere chi e per quale motivo ha deciso di operare quel feroce massacro.
E allora come sono andate veramente le cose? L’unico elemento certo è che quei due poveri cani sono stati impiccati e che c’era anche qualcuno di noi quando furono ritrovati. Abbiamo letto e riletto l’ordinanza del Gip, con cui è stato emesso il provvedimento nei confronti di Pino maniaci, assetati dalla speranza di andare fino in fondo a questa terribile vicenda anche a costo di scoprire una verità che può non piacerci, ma in quelle pagine non si fa riferimento a quanto accaduto a quei due poveri animali uccisi. Non esiste neppure, in quell’atto del tribunale che ha limitato la libertà di Maniaci, l’intercettazione che tutti i giornali hanno pubblicato dopo averla ricevuta dalle forze dell’ordine. E a questo punto sorge, allontanandoci ancora una volta dalle ricercate risposte, si aggiunge un nuovo interrogativo: Come mai? E ancora: perché alla denuncia contro ignoti, presentata dallo stesso Maniaci contro gli autori di quel terribile gesto, non sono seguite altre notizie? Quel Gino Bua di cui parla Maniaci, è stato sentito dagli inquirenti? E i rilievi operati da parte delle forze dell’ordine sul luogo in cui si è consumato questo terribile scempio che esiti hanno dato? Possibile che non c’era nemmeno un’impronta digitale su quel tubo di gomma e su quella spranga di ferro utilizzate per uccidere i due cani? Chi era presente dice che, vedendo lo stato dei luoghi all’interno del recinto dove dormivano i cani, gli assassini dovevano essere almeno due.
Ecco, dopo avere ascoltato le parole di Pino, oggi non ci accontentiamo più di supposizioni e chiediamo con tutta la forza che abbiamo dentro la verità. Una verità quella che abbiamo sempre inseguito e che oggi appare così lontana. Troppo lontana.